
L’ORIGINE & LA PROVENIENZA
La parola cioccolato deriva dal termine azteco cacahuatl, che ai tempi indicava una bevanda a base di cacao. Originario dell’America latina è arrivato a noi attraverso l’adattamento spagnolo chocolate; si diffuse in tutta Europa e divenne così gradito da giustificare il nome Theobroma, ovvero alimento degli Dei.
Le origini del cioccolato sono associate al periodo Maya, popolo che fu probabilmente anche il primo a coltivare la pianta del cacao. Essa ha origini antichissime e si presume che fosse presente più di 6000 anni fa nella zona del Rio delle Amazzoni e dell’Orinoco.
Dopo i Maya anche gli Aztechi iniziarono la coltura del cacao, e in seguito la produzione del cioccolato. Nelle Americhe il cioccolato veniva consumato come bevanda, chiamata xocoatl, spesso aromatizzata con vaniglia, peperoncino e pepe. Nell’era pre -colombiana i semi di cacao erano usati come moneta di scambio.

L’ESPORTAZIONE IN EUROPA
Nel 1500 Cristoforo Colombo, e Cortez in seguito, scoprirono la pianta del cacao nell’America latina. Si pensa fu Cristoforo Colombo il primo europeo ad assaggiarlo e ad apprezzarne le sue proprietà. Nel 1519 Hernan Cortez introdusse la fava del cacao in Europa. Per tutto il Cinquecento il cioccolato rimase un’esclusiva della Spagna, che ne incrementava di anno in anno le coltivazioni. Nel corso del 1600 il cioccolato divenne un lusso diffuso tra i nobili d’Europa, nel Settecento a Venezia nascevano le prime “botteghe del caffè che certamente erano anche “botteghe della cioccolata” e facevano a gara per modificare la ricetta esistente inventando nuove versioni. Il cioccolato al latte fu creato dallo svizzero Daniel Peter nel 1875, dopo ben 8 anni di tentativi. Quello al gianduja fu un’invenzione di alcuni maestri cioccolatieri torinesi che lo miscelarono con le nocciole piemontesi. Le prime tavolette di cioccolato risalgono al 1847 e le inventò il negozio Fry and Sons di Bristol in Inghilterra.
Nel 900, grazie al crollo del prezzo del cacao e dello zucchero, all’abolizione delle tasse governative e alla liberalizzazione del commercio del cacao, nacquero e si diffusero moltissimi laboratori artigianali. Il cioccolato divenne, in breve tempo, elemento consumabile anche dalla classe media. Fu con l’industrializzazione della produzione di cioccolato che il cosiddetto “alimento degli Dei” si trasforma in un dolcissimo piacere alla portata di tutti.

I TIPI DI CACAO
La classificazione del cacao è sempre stata oggetto di poche controversie. Il Criollo (il raro cacao nobile e aromatico),il Forastero (il più diffuso al mondo dal gusto forte, deciso e poco aromatico) ed il Trinitario (l’ibrido dei due che abbina note aromatiche e forza) sono sempre stati gli attori in un palcoscenico in cui gli unici dubbi erano legati all’effettiva distribuzione degli stessi.
Il 2008 è l’anno zero della genetica del cacao. Il venezuelano Juan C. Motamayor dopo anni di ricerca sul campo e grazie alle nuove tecnologie di mappatura genetica del DNA, pubblica “Geographic and genetic population differentiation of the Amazonian chocolate tree”.
E’ una rivoluzione che parte dalle radici. Il cacao finalmente viene ricondotto ad un luogo di nascita, il fiume Maranon in Peru, da cui ha iniziato la sua diffusione in tutto il Sud America grazie al rio delle Amazzoni.
In aggiunta, i circa 1300 tipi di cacao classificati vengono ricondotti a 10 grandi cluster destinati a crescere: Maranon, Curaray, Criollo, Iquitos, Nanay, Contamana, Amelonado, Purus, Nacional, Guiana.
Queste 10 grandi famiglie sono quelle da cui derivano le cultivar ad oggi utilizzate in un panorama tutto in divenire, in cui una pianta che tende ad auto ibridarsi non aiuta sicuramente una classificazione.
Ma in fin dei conti è anche questo il bello di un frutto misterioso che nella sua confusione genetica e cromatica lascia sempre un tocco di magia.
DAL CACAO AL CIOCCOLATO
Raccolta delle cabosse
Le cabosse vengono raccolte manualmente; questa operazione richiede molta cura e destrezza per non danneggiare i semi all’interno. I raccoglitori recidono il peduncolo con un coltello a lama ricurva mentre per aprire i frutti, in modo trasversale, si utilizza un machete. Ogni cabossa contiene 30-40 semi ed una succosa polpa zuccherina.
Fermentazione
La fermentazione, che avviene al riparo dalla luce e in appositi box di legno, prevede l’estrazione della polpa e delle fave di cacao dal baccello. Negli attuali processi di produzione, polpa e semi si fanno fermentare insieme per 5 o 6 giorni ad una temperatura che si assesta intorno ai 50 gradi. La fermentazione inattiva il seme, che smette di germogliare e provoca il rammollimento della polpa rimasta la quale si liquefa e viene eliminata. Tale processo permette di ridurre l’intensità dell’amaro della fava e di sviluppare la base degli aromi del cacao.
Essicazione
È un processo graduale,essenziale per garantire un buon flavour, che viene eseguito nel campo dal coltivatore. Le fave vengono esposte al sole per diversi giorni per ridurre il loro contenuto d’acqua dal 55% al 7% e per eliminare alcuni degli acidi naturalmente presenti nel cacao.
Torrefazione
Le fave di cacao vengono torrefatte nell’impianto di produzione, con un processo in cui la graniglia di cacao viene esposta ad una temperatura molto elevata che ne plasma il gusto e sviluppa l’aroma e il sapore del prodotto finale, il cioccolato. A questo punto, le proprietà sensoriali possono essere modificate, intensificate e definite.
Raffinazione
E’ il processo di lavorazione che garantisce la giusta consistenza al cioccolato, né granuloso né vischioso. Grazie alla raffinazione si riduce la granulometria del cioccolato, permettendo di annullare la sensazione di sabbiosità. Le macchine raffinatrici, nelle quali transita la pasta di cacao, consentono di ridurre tutte le particelle solide presenti ad una dimensione di 16-20 millesimi di millimetro.
Concaggio
E’ la fase finale che completa il processo di lavorazione del cioccolato. Questo procedimento ha lo scopo di far evaporare l’acqua in eccesso e gli acidi volativi indesiderati, di rendere il sapore dell’impasto meno amaro e di far acquisire omogeneità ed equilibrio. Gli ingredienti vengono impastati anche per molte ore in vasche, dette conche, in modo da permettere all’impasto di amalgamarsi perfettamente trasformandosi in uscita in un meraviglioso fluido consistente ed aromatico.